La Poa annua (nota anche come fienarola annuale) è una pianta erbacea molto diffusa in tutto il mondo: nonostante sia sottovalutata rispetto alle altre infestanti (come gramigna, digitaria e altre malerbe a foglia larga), rappresenta uno dei più grandi e moderni problemi dei prati, tanto da essere considerata come specie invasiva ormai in tutti i continenti.
Vediamo come si riconosce, perché è così pericolosa e come eliminarla dai nostri giardini.
Cos’è la Poa annua
La Poa annua, come dice il nome stesso, è una microterma annuale (Poa annua sub. annua) con portamento cespitoso che completa il proprio ciclo vitale nell’arco di pochi mesi: il suo unico scopo è quello di accestire, fiorire, emettere semi e, una volta assolto il compito di conservazione della specie, morire.
Ne esistono diverse subspecie, alcune delle quali in grado di manifestarsi in forma perenne (come la Poa annua sub. reptans) e propagarsi anche mediante stoloni.
Questa infestante, che tollera bene anche l’ombra e predilige climi freschi e umidi (mal sopportando temperature troppo basse o troppo elevate), è facilmente riconoscibile per il colore verde pallido, tendente al giallo e, nel periodo di fioritura, per la caratteristica infiorescenza a forma di spiga con tonalità di colore che possono virare tra il verde, il bianco e il rosso.

La forza della Poa annua sta proprio in questa capacità nell’emettere in breve tempo una notevole quantità di semi, molto leggeri (e quindi facilmente trasportabili da vento, acqua e fattori ambientali) e caratterizzati da un periodo di maturazione molto breve (anche meno di 48 ore) e temperature minime di germinazione basse (riuscendo quindi a germinare prima delle altre essenze, occupando in anticipo tutti gli spazi).
La fioritura, che inizia in primavera e prosegue fino all’autunno, è inevitabile, e difficilmente si può contrastare, anche praticando tagli bassi e regolari: la Poa annua è infatti in grado di adattarsi velocemente, iniziando a fiorire anche ad altezze molto basse (tanto da riuscirci anche nei green dei campi da golf, tagliati a meno di mezzo centimetro di altezza).
Anche il periodo di germinazione dei semi è molto esteso, e va da inizio primavera fino ad autunno inoltrato (con picchi autunnali e una breve pausa solo durante l’inverno, a condizione che non si tratti di inverni miti come quelli a cui stiamo assistendo negli ultimi anni).
Come se non bastasse, nel caso delle sottospecie perenni, la propagazione può avvenire anche tramite stoloni e rizomi.
Queste caratteristiche le permettono di essere molto competitiva nei confronti delle essenze ornamentali presenti nei nostri giardini, tanto da poter riuscire a colonizzare in brevissimo tempo estese porzioni del prato.
Perché la Poa annua è un problema
Uno dei principali problemi della Poa annua, oltre al colore chiaro (che risalta sui verdi scuri caratteristici delle moderne festuche e Poe pratensis, formando delle antiestetiche macchie) e ai problemi di calpestabilità (avendo una scarsa resistenza all’usura) e scorrimento (causato dalla fioritura costante) nei campi sportivi, risiede nell’apparato radicale molto superficiale, caratteristica che la rende piuttosto “viziata”, bisognosa di concimazioni e irrigazioni e molto poco tollerante a stress termici/idrici e a patologie fungine.
Climi tipici di latitudini maggiori, come quello inglese, sono ideali, tanto che ormai in alcuni parchi e campi da golf, dopo anni di lotta senza risultati da parte dei manutentori, è riuscita a colonizzare totalmente gli spazi, diventando a tutti gli effetti la specie ornamentale e costituente del tappeto erboso (e obbligando i gestori ad assecondarla e gestirla come tale).
Mentre le miti e piovose stagioni primaverili e autunnali italiane rappresentano un clima altrettanto favorevole, la situazione cambia notevolmente quando arrivano inverno e in particolar modo estate: le temperature sempre più torride e i sempre più prolungati periodi di siccità mettono infatti a dura prova la Poa annua, che a causa dell’elevato stress può andare in sofferenza, ammalarsi e, talvolta, morire (non prima di aver però riempito il terreno di nuovi semi pronti per germinare appena le condizioni torneranno favorevoli!).
Se è vero che in primavera e autunno la presenza di quest’ospite indesiderata si potrebbe anche accettare (a patto di tollerare tutti i problemi estetici e funzionali sopra descritti), la cosa cambia molto in estate, quando la pianta, soprattutto se non opportunamente supportata, inizia a reagire agli stress aumentando la produzione di semi, con un notevole sforzo che può portare a vistosi ingiallimenti e forti diradamenti, fattori antiestetici ma soprattutto vero e proprio “lasciapassare” per le malerbe estive (come gramigna e digitaria/pabbio).
Qualora invece vengano assecondati i suoi “capricci”, la Poa annua è in grado di diventare in pochi anni la specie dominante del tappeto erboso, specialmente in quelli a elevata manutenzione (gestiti con tagliati bassi, elevata irrigazione e consistenti concimazioni) e costituiti da specie poco competitive (come i Loeitti utilizzati nei campi sportivi).
Appare chiaro quindi che la gestione della Poa annua sia molto complessa e debba focalizzarsi in quel sottile limbo che si trova tra il non assecondarla (cosa che comporterebbe notevoli diradamenti estivi) e l’assecondarla troppo (decisione che porterebbe a una completa colonizzazione del prato entro pochi anni).
Indipendentemente dal fatto che clima e regime di manutenzione del prato le siano favorevoli o no, il destino della Poa annua (subspecie annuale) rimane comunque uno solo: fiorire, liberare il seme, e successivamente morire, causando un decadimento estetico del prato non indifferente.

Come eliminare la Poa annua dal prato
La Poa annua è diventata un vero e proprio incubo per giardinieri e agronomi, a causa della sua grandissima competitività e, soprattutto, perché ad oggi non è ancora presente sul mercato un prodotto selettivo che possa eliminarla totalmente.
Tuttavia si possono seguire alcune strade, possibilmente con un approccio integrato, per controllarla e contenerla. Vediamone qualcuna:
– Estirpazione
Purtroppo non è ancora disponibile sul mercato un diserbante selettivo efficace contro questa pianta. Se si vuole seguire la via “chimica”, non rimane altro da fare quindi che utilizzare un diserbante totale, distribuendolo “a spot” solamente nei punti di infestazione.
Se invece si preferisce la via “meccanica”, l’estirpazione manuale può essere una buona alternativa (a patto che l’infestazione non sia troppo estesa), soprattutto perché le sue radici molto superficiali ne permettono un’eradicazione piuttosto semplice.
Il momento migliore per farlo è in primavera, appena iniziano a formarsi le spighe (così da essere facilitati nel riconoscimento) ma prima che queste maturino e vadano a diffondere i semi nel terreno; rimane comunque una buona pratica l’eliminazione costante durante tutto l’anno, ogniqualvolta si identifichi un esemplare nel proprio prato.
Risulta efficace (minimamente, ma comunque con un lieve risultato contentivo) anche l’utilizzo costante di diserbanti di pre-emergenza (antigerminello) durante tutto l’arco di germinazione (che praticamente copre tutto l’arco dell’anno, a esclusione dei mesi più freddi), in modo da impedire che gran parte dei semi liberati nel terreno possano arrivare a germinazione.
– Irrigazione
Come già detto, la Poa annua predilige un clima fresco e umido, malsopportando invece caldo e siccità. Per questo, sfruttando la maggiore resistenza delle specie ornamentali che costituiscono il tappero erboso, si può provare a sottoporla a importanti stress idrici.
Per questo scopo è necessario attendere i mesi più caldi, e nel momento giusto interrompere bruscamente l’irrigazione del giardino a oltranza (fino a quando il prato non inizierà a presentare evidenti segnali di stress idrico). Solo a quel punto, si potrà riprendere con le irrigazioni: più il periodo sarà lungo (e questo dipende molto dalle specie presenti, dal momento che la resisitenza della Festuca arundinacea può essere molto superiore rispetto a quella dei Loietti) più la Poa annua soffrirà le temperature e la carenza di acqua, andando incontro alla morte.
La tecnica sopra descritta può essere molto valida, anche se presenta alcuni rischi, specialmente se non attuata alla perfezione: prima di tutto, se non si è attenti e si allungano troppo i tempi, si rischia di danneggiare gravemente anche le essenze “buone” del prato, e secondariamente, qualora l’arresto irriguo non fosse abbastanza brusco, si potrebbe dare il tempo necessario alla Poa per reagire allo stress cercando di tutelare la sopravvivenza della specie piuttosto che quella della singola pianta stessa, facendole innescare un meccanismo in grado di aumentare la produzione di semi (peggiorando quindi ulteriormente la situazione).
Indipendentemente dalla pratica sopra descritta, rimane sempre valida la buona abitudine di irrigare il prato il minimo indispensabile, con irrigazioni abbondandi ma poco frequenti, seguendo il fabbisogno idrico delle essenze che lo compongono (che è sicuramente inferiore rispetto a quello della Poa annua).
– Concimazione
Un altro aspetto molto importante riguarda la concimazione. La Poa annua predilige terreni ricchi di nutrienti, in particolar modo di azoto e fosforo. Per questo motivo, una gestione del tappeto erboso ai minimi livelli nutrizionali necessari può aiutare molto:
- quantitativi di azoto (N) superiori ai 30 g/mq annuali, oltre a essere totalmente inutili per un prato residenziale o ricreativo a bassa usura (per la Festuca arundinacea possono bastare anche 15 g/mq, mentre per Loietti e Poa pratensis è inutile superare i 25/30 g/mq), possono aiutare molto lo sviluppo di questa infestante. Per questo motivo (ma ce ne sono anche altri mille che riguardano patologie fungine e tanto altro) una concimazione azotata ponderata può contrastarne efficacemente la proliferazione;
- il fosforo (P) è un elemento molto importante per la germinazione dei semi, sia per quelli “buoni” che per quelli “cattivi” delle infestanti. Dal momento che un programma annuale di concimazioni caratterizzato da elevati quantitativi di fosforo potrebbe quindi favorire fortemente la germinazione della Poa annua, la tendenza deve essere quindi quella di ridurre fortemente gli apporti di questo elemento nel terreno, utilizzando concimi a basso tenore di P (se non addirittura nullo, specialmente in primavera e autunno, periodi di germinazione della pianta).
La stessa cosa vale per i cosiddetti “starter” distribuiti in fase di semina o trasemina, soprattutto perché, come ho spiegato qui, una preparazione del terreno attenta (arieggiatura e ammendamento) può garantire comunque ottimi risultati anche senza il loro utilizzo. Meglio usarli solo se strettamente necessari, in caso di semine su terreni non lavorati o in condizioni particolarmente sfavorevoli; - ridurre al minimo necessario le dosi di potassio (K), ovviamente sempre rispettando quelle necessarie alle specie costituenti del nostro prato, può invece evitare che la Poa annua diventi più resisitente verso gli stress idrici e termici, così che possa subire un notevole rallentamento durante i mesi estivi.
Oltre al “quanto”, può essere utile anche il discorso sul “quando” concimare, evitando i periodi più favorevoli all’infestante. Un esempio tra tutti riguarda l’apporto di azoto a fine autunno/inizio inverno, momento nel quale le specie ornamentali sono ormai in dormienza, a differenza della Poa annua che di conseguenza sarebbe l’unica a poterne giovare.
A fine autunno è meglio preferire quindi forme di azoto a pronto effetto (in modo che venga consumato dalle altre microterme prima dell’entrata in dormienza) e in forma organica.
– Lavorazioni del terreno
Le lavorazioni meccaniche del terreno come arieggiatura e chiodatura, fatte nel momento giusto (e non nei periodi di massima germinazione della Poa annua), possono giovare molto le specie ornamentali costituenti del prato e renderle più resisitenti e competive, in modo che il tappeto erboso risulti più fitto e quindi con meno spazi liberi da colonizzare.
Un altro punto a favore delle lavorazioni meccaniche come il verticutting (scarificatura) sta nel fatto che, praticando più passaggi a profondità sostenute, si potrebbe riuscire a decorticare un numero considerevole di piantine (ottenendo lo stesso effetto di un’eradicazione manuale su larga scala).
Per i motivi precedenti, e unitamente al fatto che la Poa annua, a differenza di altre specie, non presenta particolari problemi a proliferare nei terreni molto compattati, regolari lavorazioni del terreno possono essere una buona abitudine contenitiva.
Anche i top soil sabbiosi (ottenibili mediante interventi di bucatura/carotatura e successiva sabbiatura) possono essere molto utili, perché essendo drenanti creano un substrato superficiale arido e poco ricco di nutrienti (a causa della dilavazione di acqua ed elementi), specialmente nei primi centimetri di terreno, dove si trova l’apparato radicale della Poa annua.
Dal momento che la Poa annua predilige terreni acidi-subacidi (con pH compresi tra 5,5 e 6,5 circa), anche il controllo del pH può essere una buona strategia contenitiva, specialmente considerando che, come abbiamo visto qui, substrati neutri-alcalini possono ridurre la disponibilità di ferro, fosforo e microelementi.
– Pratiche agronomiche
Ovviamente valgono anche tutte le buone pratiche agronomiche normalmente valide per avere un prato sano e fitto e per contrastare la germinazione delle infestanti: taglio alto (più l’erba è alta e fitta, minore è la luce che riesce a penetrare e raggiungere i semi nel terreno) e irrigazioni infrequenti e abbondanti (il seme predilige umidità costante) rimangono sempre delle ottime abitudini.
Come gestire la trasemina in presenza della Poa annua
In caso di presenza di Poa annua, va posta particolare attenzione anche alle operazioni di trasemina, dal momento che la preparazione del terreno che le precede è in grado di facilitare la germinazione di tutti i semi presenti nel terreno (compresi quelli delle infestanti, e non soltanto di quelli che andremo a seminare).
Per questo motivo, se il prato è soggeto a infestazione da Poa annua, è consigliabile spostare le trasemine in periodi che le siano poco favorevoli, come la tarda estate, quando la germinazione è rallentata dalle temperature elevate. In particolar modo, meglio rinunciare alle trasemine autunnali, perché andrebbero a stimolare la nascita di tutti i semi di Poa liberati nel terreno durante i mesi precedenti.
Essendo però le semine estive molto complesse da gestire, voglio descrivere il metodo che utilizzo io per traseminare comunque in primavera, riducendo però il rischio di infestazione.
Quello che faccio è una sorta di falsa semina (molto alla lontana, ma il concetto è simile): dall’inizio di Marzo inizio a tagliare l’erba ad altezze piuttosto basse e, qualora le precipitazioni piovose siano rare, irrigare leggermente e sporadicamente il prato. In questo modo, fornendo al terreno umidità e luce costanti (condizioni ideali per la nascita), stimolo la germinazione dei semi dormienti di Poa annua che si trovano nel suolo dalla stagione precedente.
Nelle settimane successive, continuo a praticare tagli relativamente bassi e a mantenere costante l’umidità del terreno, avendo cura di eliminare prontamente e costantemente tutte le nuove piantine (o almeno ci si prova) prima che siano in grado di produrre e liberare nuovo seme nell’ambiente.
Così facendo, quando sarà arrivato il momento della trasemina, gran parte della Poa annua ivi presente sarà già nata, evitando quindi che benefici delle lavorazioni e concimazioni di preparazione del substrato e che vada in competizione con la semenza deposta, colonizzando gli spazi prima delle specie ornamentali.
Conclusioni
Arrivati alla fine di questo articolo, è ormai chiaro perché la Poa annua sia diventata una delle più impervie infestanti per i giardini italiani.
I metodi descritti possono portare a buoni risultati in quanto a contentimento, ma non bisogna illudersi… ormai l’approccio comune è diventato quello della tolleranza. Teniamola sotto controllo, conteniamone lo sviluppo, ma, con consapevolezza, ricordiamoci che c’è anche lei (e che è impossibile eliminarla totalmente). “Facciamocela amica”: preferiamo specie da tappeto erboso a rapida germinazione (in modo che siano più competitive per gli spazi liberi), autorigeneranti (mediante stoloni e rizomi) e più chiare (così che la differenza di colore sia meno marcata), concimiamo il giusto (senza deficere ma nemnmeno senza esagerare) e cerchiamo di favorire la sua convivenza con le altre specie presenti nel prato.
Sottolineo questo ultimo aspetto, che deve essere chiaro, perché questo rapporto di convivenza non è facile, e il limite che si trova tra una situazione di prato fortemente rovinato e diradato per la Poa annua che soffre il clima estivo e una condizione di tappeto erboso totalmente colonizzato da quest’ultima è molto sottile.
Vi siete mai trovati a dover combattere con la Poa annua? Siete riusciti a contenerla, magari con qualche metodo alternativo rispetto a quelli sopra descritti? Commentate qui sotto e fatemelo sapere!
Se l’articolo vi è piaciuto, o se avete la passione per il giardinaggio, visitate la sezione dedicata Area verde, all’interno della quale troverete tanti altri articoli e guide!
Purtroppo non c’è solo il problema del colore verde chiaro, c’è anche il fatto che a differenza delle essenze ornamentali forma dei cespuglietti esteticamente molto brutti.
Ciao Andrea, sicuramente il danno estetico riguarda molteplici aspetti, non solo quello del colore. Il problema principale sta nel fatto che, bella o brutta che sia, è “diversa”, e di conseguenza risalta.
Qualsiasi specie, anche ornamentale o di pregio, se situata fuori contesto rompe l’omogeneità del tappeto erboso, risultando particolamente visibile.
Per fare un esempio, una macchia di Agrostide (l’essenza ornamentale utilizzata per i green dei campi da golf, caratterizzata da una tessitura fogliare fine e un colore molto brillante) stona enormemente se situata in un prato a base di Festuca arundinacea, molto più scuro e, passami il termine, grossolano (o rustico, se ancora si può definire tale). Allo stesso modo, una plantula di Festuca arundinacea risulta molto visibile in un tappeto erboso costituito da Agrostide o da Loietti tradizionali.
Ottimo articolo, complimenti. Io ho rinunciato alla lotta e l’unica cosa che farò sarà di cercare sementi dal colore chiaro, in controtendenza. Dal momento che il rimedio più efficace è il diserbo manuale, che è applicabile solo a prati piccoli (massimo 100-200 metri quadri, oltre è una follia) mentre io ne ho uno di medie-grandi dimensioni, cercherò di non farla soffrire troppo in estate per non farla ingiallire 🙂
Ciao Marco, grazie per i complimenti!
Se l’infestazione da Poa annua non è troppo estesa e onnipresente nel prato, potresti provare con un diserbo chimico localizzato solo nelle zone più colpite, per poi riseminare e iniziare a tenerla sotto controllo con le varie tecniche descritte.
Comunque ci sono passati tutti: dalla prima fase di inconsapevolezza (durante la quale si ignora l’esistenza della Poa annua), passando per quella di primo contatto con il problema e dei primi tentativi per eliminarla completamente dal tappeto erboso (fase che può risultare parecchio snervante), fino a quella di presa di coscienza e di accettazione del fatto che, allo stato attuale, la Poa annua non può essere sconfitta ma soltanto tollerata e tenuta sotto controllo!
Prato a rotoli di poa pratensis posato a inizio settembre 2020. A fine inverno era già pieno di morbillo. Abbiamo deciso di estirpare a mano 300 mq di giardino, purtroppo credo con poa annua già ampiamente in semenza. Ora dovremo riseminare per coprire i buchi. Ci metteremo il cuore in pace e passeggeremo spesso per il prato facendo caccia al “tesoro”, nella speranza di intervenire tempestivamente allo spuntare delle malefiche infiorescenze…. vediamo se riusciremo a contenerla un pò di più! Grazie per i preziosissimi consigli: io non sapevo neanche cosa fosse la poa annua e ho osato pure dire “che carina”….
Ciao Veronica, purtroppo la Poa annua prima o poi arriva ovunque… se poi nei dintorni della propria abitazione ci sono parchi, aiuole o, ancora più frequentemente, vicini ignari produttori di semenza in quantità massive, rimane solo da “rassegnarsi” all’idea, accettarla, e cercare di limitare i danni il più possibile attraverso alcune tecniche come quelle descritte nell’articolo.
Poi, per carità, a qualcuno potrebbero anche piacere aspetto e colore della Poa annua, ma considerando la tendenza degli ultimi anni all’utilizzo di sementi da prato con specie e varietà molto scure c’è un grande problema di incompatibilità tra le diverse tonalità di verde.