Da anni sentiamo parlare di downshifting, sia direttamente che indirettamente, magari sottoforma di storie e testimonianze di persone che dicono di aver cambiato la propria vita in meglio, rinunciando in alcuni casi anche ad una carriera lavorativa promettente ed invidiabile.

Qualcuno di voi, incuriosito, si sarà chiesto di cosa si tratta, dove nasce, e perché ultimamente viene professato come unico stile di vita possibile nel futuro prossimo.

Eccovi una breve descrizione del fenomeno, unita a qualche spunto di riflessione che può aiutarvi a capire dove si trova il limite tra ciò che è fattibile, e ciò che invece rimane ancora oggi pura utopia (salvo scelte radicali).

Cos’è il downshifting?

Innanzitutto, cos’è il downshifting? Brutalmente italianizzato, la semplicità volontaria è la scelta di vita di chi punta a dedicarsi maggiormente al vivere felici, attuando una serie di comportamenti che consentano di mantenersi con un reddito inferiore rispetto a quello altrimenti necessario (si può quindi dire che è un inglesismo del vecchio detto “Si lavora per vivere, non si vive per lavorare”).

L’obiettivo non è solo economico, ma punta anche alla serenità, all’etica e alla sostenibilità ambientale dell’individuo moderno. Uno stile di vita umile e risparmioso può consentire di avere impieghi meno retribuiti, ma allo stesso tempo meno dispendiosi in termini di energie e ore, che potranno così essere dedicate alla famiglia, agli hobbies e ad attività legate all’”arte dell’arrangiarsi”.

Pensandoci bene non è nulla di nuovo: alcune religioni e filosofie professano condotte di vita simili da millenni, da molto prima che il downshifting diventasse un fenomeno studiato dai moderni sociologi.

Downshifting, scelta di semplicità volontaria

Il downshifting come scelta radicale

Tutto semplice, sembrerebbe… vi starete già chiedendo cosa è necessario fare per dare questa svolta alla propria vita!

Come per gran parte dei trend moderni, l’aria di cambiamento è partita da paesi come gli USA, per poi espandersi e contagiare gli altri popoli occidentali: grazie ad una grande pubblicità di libri, studi, e testimonianze di individui (anche famosi) che hanno raggiunto una vita serena e ricca di soddisfazione rinunciando a grandi progetti lavorativi, molte persone, incuriosite, hanno iniziato ad avvicinarsi al fenomeno.

Il primo spunto di riflessione è proprio geografico: il mondo del lavoro americano è molto diverso da quello di casa nostra. Il mercato del lavoro italiano ruota ormai da anni attorno a contratti poco stabili, lavori poco pagati, e poco flessibili dal punto di vista degli orari. Una persona, specialmente se dipendente, difficilmente potrà riuscire a ridurre le proprie ore di lavoro, passando magari da un contratto full time ad uno part time. Quello che si prospetterebbe sarebbe piuttosto un vero e proprio cambio di lavoro, cosa che oggi non è così facile per tutti.

Lasciando perdere decisioni radicali, come quella di andare a vivere alle Canarie o come altre testimonianze di cui è piena la scena blog italiana ed internazionale, ad oggi è quindi molto difficile per un italiano applicare un vero e proprio downshifting lavorativo, specialmente se con famiglia, figli, o altre responsabilità.

Perché il downshifting parte dalle piccole cose

Concettualmente, quindi, quella del downshifting è una filosofia fortemente legata alla riduzione del tempo dedicato al lavoro. Potrebbe quasi sembrare che lavorare meno sia lo scopo, e non solamente una delle diverse conseguenze di tale stile di vita, ma non proprio così.

Realisticamente, è forse più un’oppurtunità per cambiare le vostre abitudini di vita: rinunciare a qualcosa di superfluo, evitare gli sprechi, non mangiare più del necessario, fare spese intelligenti, imparare ad arrangiarsi nelle faccende di casa ed evitare così di dover dipendere da professionisti che dovranno poi essere pagati (il circolo virtuoso dell’arrangiarsi) sono solo alcuni esempi di quello che potete iniziare a fare.

Non servirà vivere di stenti, digiunare o smettere di fare shopping: bastano delle piccole azioni quotidiane che sommate tra loro porteranno a risultati significativi (come dice qualcuno, “è con i grammi che si fanno i chili”).

Tutto questo non vi permetterà forse di mandare al diavolo il vostro capo e iniziare a lavorare due ore al giorno, magari in riva al mare, ma sicuramente vi consentirà di avere più tempo per voi stessi e di risparmiare soldi che garantiranno una vita più serena e tranquilla, e che magari potrete utilizzare per cose utili, interessanti e di svago (che si parli di viaggiare, di fare sport, o qualsiasi altra cosa a seconda dei gusti personali di ognuno).

Downshifting come modello di vita futuro

L’ultimo aspetto interessante, tolto quello del risparmio (di soldi e tempo), è quello etico e della maggiore sostenibilità di ogni singolo individuo. Il futuro ci porterà necessariamente ad un mondo più equo, dove ricchezza, beni e risorse saranno ancora più limitati e distribuiti più uniformemente tra tutte le popolazioni del mondo.

Abituandoci fin da oggi a sprecare meno cibo, meno energia e meno risorse, limitandoci a quello che è strettamente necessario, faremo sicuramente meno fatica in un futuro prossimo che non ci darà più la possibilità di scegliere, obbligandoci ad una vita sostenibile e ad impatto zero.

E voi cosa ne pensate? Avete esperienze dirette vostre o di conoscenti che hanno stravolto la propria vita con scelte radicali? Oppure conducete già da anni una vita più consapevole e semplice (senza necessariamente essere di basso profilo) e volete condividere le vostre scelte? Commentate qui sotto.