Spesso la motivazione che spinge le persone ad allestire un orto personale è quella dell’“almeno so quello che mangio”. Niente di più sbagliato: i prodotti dei nostri orti sono salutari tanto quanto quelli della grande distribuzione, se non di meno. Ecco perché!
I punti a favore dell’orto casalingo
Gli aspetti positivi che possono derivare dalla coltivazione di un orto proprio sono molteplici:
- il risparmio: al costo di un po’ di fatica, vi consentirà di non dipendere più dai prezzi altalenanti degli ortaggi nei supermercati;
- la sostenibilità: produrre da sé elimina il problema di tutte le attività legate alla grande distribuzione, come l’imballaggio e il trasporto di merci, abbattendo di consueguenza la produzione di rifiuti plastici e l’inquinamento generato dalla filiera degli autotrasporti;
- la freschezza: stagionalità del raccolto e conseguente freschezza, a differenza dei supermercati che spesso propongono frutta e verdura anche fuori stagione (di lontana provenienza e quindi di freschezza discutibile);
- la ricchezza di gusto e, talvolta, di nutrienti (specialmente se confrontati con i prodotti derivanti da coltivazioni intensive, che in alcuni casi possono essere molto carenti sotto questo aspetto);
- la soddisfazione: è innegabile che la sensazione nel vedere (e mangiare) i risultati della propria fatica sia davvero impagabile.
Perché i prodotti dell’orto di casa potrebbero non essere salutari tanto quanto crediate
I controlli previsti sui produttori della Grande Distribuzione Organizzata (GDO) non sono pochi: terreno, sostanze utilizzate per i trattamenti e prodotto finito devono essere continuamente monitorati da enti autorizzati (il fatto che poi questi controlli vengano effettuati in modo corretto dagli enti preposti è un altro discorso di cui non entrerò in merito e su cui il cittadino non può intervenire in prima persona).
Negli ultimi decenni infatti l’attenzione su quello che mangiamo è diventata una questione a cuore delle autorità. I terreni agricoli vengono sempre più controllati, per accertare che la presenza di eventuali sostanze nocive non superi i livelli limite imposti. Pesticidi, concimi e diserbanti sono in continuo sviluppo e gli effetti indesiderati che possono causare sono oggetto di studio da parte di numerose ricerche nel mondo.
Per chi rimane diffidente, la recente esplosione dell’agricoltura biologica (e la ancor più recente regolamentazione del settore) ha permesso poi di orientare la scelta verso una vasta gamma di prodotti coltivati in modi che siano il più naturali possibile.
Vale lo stesso per i prodotti del vostro orto? Potete controllare e limitare l’utilizzo di pesticidi e concimi chimici (anche se probabilmente molti di voi li utilizzano lo stesso, consapevolmente o no, e in alcuni casi in quantità maggiori e maniere meno corrette rispetto a quanto lo faccia un produttore qualificato), ma sapete realmente cosa c’è nella vostra terra?
Quanti di voi, in fase di allestimento, prelevano dei campioni del proprio terreno e li fanno analizzare dall’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale (ARPA) o da altri laboratori esterni specializzati?
Molte zone d’Italia sono piene di sostanze tossiche, depositate da processi industriali, coltivazioni intensive, e politiche di smaltimento rifiuti piuttosto discutibili nel corso dei decenni. Fattori che hanno inquinato irrimediabilmente terreni, sorgenti e falde.
Siete quindi così sicuri di non coltivare e mangiare ogni estate chili e chili di insalata e pomodori al piombo?
Il problema dell’accumulo
Un altro punto a favore nel consumo dei prodotti agricoli della GDO riguarda l’enorme varietà di scelta disponibile, che racchiude intrinsecamente esperienze, tecniche e aree geografiche di provenienza differenti tra loro. Quando mangiate la frutta e la verdura del vostro orto, invece, non fate altro che assimilare prodotti generati sempre dallo stesso terreno, con tutte le sue problematiche annesse, aumentando notevolmente la possibilità di accumulare le sostanze tossiche ivi presenti anche nel vostro corpo.
Vi starete chiedendo: “E i prodotti dei supermercati? Anche gran parte di quelli viene coltivata nei terreni inquinati italiani”.
Sì, verissimo, ma come già detto, il fatto di essere destinanti alla vendita fa sì che vengano controllati maggiormente e che per essere commercializzati non debbano superare alcune soglie limite nella concentrazione di certe sostanze (almeno sulla carta).
Ma anche se così non fosse, ipotizzando che il sistema di controllo non sia efficace, la vasta gamma di prodotti disponibili vi permette di variare prodotto/produttore, riducendo di fatto le probabilità di accumulo di una specifica sostanza dannosa (o quanto meno rallenta il fenomeno).
Una persona con un terreno di casa ricco di cromo, invece, mangiando esclusivamente prodotti del proprio raccolto, arriverà inevitabilmente a concentrazioni di tale metallo elevate nel corpo, a differenza di chi magari, mangiando ortaggi che provengono da diverse zone e diversi tipi di terreno, più difficilmente arriverà a concentrazioni corporee critiche e dannose dello specifico materiale.
In conclusione
Non sono qui per condannare gli orti di casa, anzi! Sono convinto che sia un’ottima abitudine dedicare parte del proprio tempo in un’attività così soddisfacente, che regala autosufficienza e che aiuta ad abbattere spese e produzione di rifiuti ed inquinamento.
Quello che critico è la mancanza di consapevolezza, la fede estremista che porta le persone ad essere convinte che i prodotti del proprio orto siano totalmente genuini, fino a rifiutare di consumare quelli presenti sugli scaffali dei supermercati, vedendoli come il male fatto a melanzana.
Sia che si parli di prodotti della grande distribuzone o di quelli dell’orto di casa, non possiamo essere certi della loro genuinità: entrambi possono presentare delle criticità ed essere dannosi per il nostro organismo, con la sostanziale differenza che la varietà di scelta dei prodotti dei supermercati ci permette però di evitare problemi molto pericolosi come l’accumulo e la concentrazione di sostanze tossiche nel nostro corpo.
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