Alzi la mano chi non ha sulla coscienza almeno un “morto” (appartenente al regno delle piante, ovviamente). Questa statistica aumenta notevolmente se si parla poi dei bonsai: a tutti sarà capitato di acquistarne o riceverne uno in regalo e vederlo seccare o marcire in breve tempo.
Questo perché i bonsai sono spesso molto più delicati delle piante normali, e necessitano di attenzioni meticolose, tanto che anche un semplice e minimo errore (ad esempio nelle irrigazioni, nell’esposizione, nel rinvaso o nella scelta del substrato) può portare a condizioni critiche spesso irrecuperabili.
Essendo il dispiacere dato dalla perdita quasi sempre elevato (vuoi perché lo stavamo curando da parecchi anni, vuoi perché era un regalo di una persona cara), ho voluto provare a rimediare, rendendo una pianta ormai morta, “eterna”.
Non si indignino i bonsaisti integralisti, sono consapevole del fatto che il risultato estetico non sarà mai lo stesso e che certi interventi possano essere considerati eretici, ma sono anche convinto che questa impresa possa essere una valida ultima speranza per molti.
Come recuperare un bonsai ormai morto
Prima di tutto ho fatto seccare bene il legno, non irrigando il terriccio per qualche settimana. Una volta rimosso tutto il corpo dal terreno, l’ho lasciato ancora qualche giorno al sole, in modo da avere la sicurezza che fosse seccato fino in profondità.

Il bonsai defunto
Finita la fase di essiccazione ho eliminato le radici, ad eccezione di quelle più spesse che sarebbero servite come ancoraggio nel nuovo substrato.
Quando in passato mi è capitato di vedere dei lavori simili, spesso i bonsai “bionici” erano posti nel substrato originale. Personalmente, visto che si sta eseguendo una trasformazione artificiale, ho preferito optare per un substrato che potesse essere il “meno vivo” possibile, cosa che a mio parere non vale per il terriccio (che non ospita solo le piante, ma anche tutta una serie di altri organismi viventi).

La salma
Le tipologie di substrato disponibili sono diverse, ghiaia, cemento o plastica, l’importante è che il bonsai risulti stabile e bilanciato una volta in posizione.
Personalmente, ho preferito utilizzare una di quelle schiume poliuretaniche spray utilizzate per otturare le fessure nei serramenti.
Al momento dell’erogazione la schiuma è molto viscosa e malleabile, permettendo di correggere alla perfezione la posizione del tronco, mentre dopo soli 15 minuti si indurisce.
Durante il processo di asciugatura, la schiuma si espande, riempiendo e aderendo alla perfezione in ogni spazio (compresi quelli più angusti presenti nel groviglio delle radici). Non esagerare con le dosi, perché l’aumento di volume durante l’essiccazione potrebbe farla strabordare: è consigliabile rimanere qualche cm sotto il livello del bordo, così che gli eventuali eccessi siano poi facilmente eliminabili con un taglierino.
Essendo però un materiale leggero (materiale espanso quindi ricco di aria al suo interno), prima che si asciugasse ho aggiunto qualche componente metallico che potesse stabilizzare il sistema abbassando il baricentro del vaso.

L’ancoraggio del nuovo substrato nel vaso
Dopo mezz’oretta, una volta induritosi il substrato, ho iniziato con il vero e proprio intervento, prima eliminando le estremità ed i rami più sottili e fragili che si sarebbero potuti rompere facilmente e poi ho procedendo con la fase di incollaggio delle foglie.
Le foglie che ho deciso di utilizzare sono foglie finte di bosso, molto piccole e molto simili a quelle del bonsai originale (in origine un esemplare di Sageretia).
Per l’incollaggio ho preferito usare la colla a caldo, che asciuga in fretta ma lascia comunque qualche secondo di modellabilità per riuscire a posizionare al meglio il nuovo rametto. Ovviamente non ho incollato foglia per foglia, ma ho ritagliato rametti a tre o quattro coppie di foglie.

I mazzetti di foglie finte di bosso
Una volta conclusa la lenta e minuziosa operazione di incollaggio, avendo una visione di insieme completa, ho effettuato le operazioni di rifinitura: con un taglierino ho abbassato il livello della schiuma in modo da poter posizionare dei sassolini di ghiaia fine che coprissero il giallo innaturale del materiale plastico, e con le forbici ho effettuato una leggera potatura (so che fa ridere ma sì, ho potato un bonsai finto) per armonizzare la meglio la forma.

Il bonsai dopo l’intervento
Il risultato finale mi ha molto sorpreso. Da vicino o per un occhio esperto si vede che le foglie sono finte, ma posso assicurarvi che come elemento di arredo la differenza non si nota.
Certo, gli appassionati sentiranno la mancanza di quelle caratteristiche essenziali che amano del mondo dei bonsai, come le cure e gli interventi di mantenimento e modellazione, ma almeno sono riuscito a rendere immortale qualcosa che per molti può essere un ricordo con un valore affettivo non indifferente!
In aggiunta, cosa a mio parere molto importante per molti (specialmente per chi non ha il pollice verde), ora potrò posizionare il bonsai in qualsiasi angolo della casa, senza più dovermi preoccupare di esposizioni, microclimi, irrigazioni e concimazioni!
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Ciao scusami ma dove hai trovato quei mazzettini di foglie di bosso? L idea è elettrizzante voglio proprio provare😬 grazie
Ciao Biagio, io li ho trovati in un Garden Center. Altrimenti prova a cercare online… si trovano facilmente palle in bosso artificiale da cui poter ricavare le foglie.
Favoloso anche io dopo un periodo non troppo felice della mia vita ho fatto morire il mio Olmo che avevo da circa trent’anni, volevo fare quello che tu descrivi ma il mio Olmo è a forma di palla quindi non saprei come fare, mi puoi dare dei consigli, grazie
Ciao Antonio, se la forma era a palla, mantienila… per la scelta delle foglie, sarebbe bello rimanere fedeli a quelle originali dell’olmo, ma credo che, anche se riuscissi a trovarle, sarebbero un po’ troppo grosse… Utilizzando foglie grandi non otterresti un risultato molto credibile (se ci pensi infatti i bonsaisti adottano particolari tecniche per ridurne la dimensione) e riscontreresti anche molte difficoltà a ricreare la forma tondeggiante. Cerca qualcosa di piccole dimensioni, tipo le foglie di bosso che ho usato io: sono più in linea con la “filosofia bonsai” e si adattano perfettamente a portamenti formali (non a caso il bosso è una delle piante più utilizzate per creare siepi e cespugli con forme particolari). Puoi tranquillamente incollare le foglie finte senza badare troppo alla precisione della forma, e in un secondo momento “potare” per affinarla il più possibile (operazione che con foglie grosse risulterebbe impossibile).
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